Possiamo dircelo con tutta tranquillità. Anello debole della nostra istituzione scolastica è, e per ora resta (soprattutto), la scuola media.
L’età particolare degli studenti coinvolti e, diciamo anche questo, un corpo docenti datato, non proprio adeguato ai linguaggi ed agli apprendimenti degli adolescenti di oggi, spesso in condizioni di precariato e di turnover esasperato, fa sì che i tre anni della scuola media rappresentino un vero e proprio stop a quella fase della vita che, proprio in quanto adolescenza, dovrebbe sviluppare talenti e orientarli verso la scelta delle superiori in modo più consapevole e dinamico.
Un handicap che non poche conseguenze genera tra gli studenti. Tra quelle più estreme, i casi di abbandono, soprattutto al Sud, con percentuali davvero preoccupanti.
Fare leva sulle capacità dei giovani di quella età, saperle esplorare, individuare e valorizzare consentirebbe la successiva possibilità di orientale verso la scuola superiore più idonea a quei talenti.
Ma sono almeno due le cause perché tutto ciò non accade.
Da una parte la scarsa conoscenza degli alunni che, invece, hanno bisogno di sentirsi accolti e incoraggiati nelle loro attitudini; dall’altra, l’incapacità degli insegnanti di ascoltarli, renderli protagonisti del loro tempo. Tutt’altro: il loro orientamento, compreso quello dei docenti delle superiori, il più delle volte, è finalizzato a una forma di reclutamento “passivo”, al solo scopo di incrementare il numero di iscritti al proprio istituto. Magari con promesse di laboratori di ogni genere, palestre o sbocchi lavorativi fuori dal comune.
Orientare è ben altra faccenda. È dare a ciascuno le capacità di comprendere se stessi, conoscendo sempre più e meglio le proprie competenze, per poter scegliere “cosa fare da grande” in modo autonomo. È pensare alla possibilità di avvalersi di strumenti quali la rosa delle competenze o, perché non, di un vero e proprio bilancio delle competenze al fine di sollecitare un divenire sempre più intenzionale e consapevole. Magari alla luce di un Piano d’Azione individuale. Interventi che, se opportunamente progettati, sono alla portata dei giovani studenti.
È una sfida, quella che lancio da queste pagine, con l’intento di sollecitare ad osare di più. Orientare non può ridursi a semplice recruiting quanto, piuttosto, a fare sì che ogni Istituto, qualunque sia il suo indirizzo, consenta ad ogni studente di conseguire quel bagaglio di saperi fortemente attinente alle sue aspirazioni.
Solo così la nostra scuola sarà di qualità e autenticamente percorso di sbocco verso lavori e professionalità veramente tali.