• europa bce

    La politica monetaria della Banca Centrale Europea (BCE) volta a contrastare l’inflazione e difendere l’euro dalla svalutazione rispetto al dollaro ha creato un significativo impatto sulle famiglie e le imprese. L’aumento dei tassi di interesse, sebbene finalizzato ad affrontare l’inflazione, ha comportato una “tassa sul macinato” per le famiglie e le imprese.

    Secondo il presidente di Confcooperative, Maurizio Gardini, l’impennata dei tassi di interesse e l’inflazione hanno causato una perdita di ricchezza finanziaria delle famiglie pari a 693 miliardi di euro, ovvero circa 3.800 euro a famiglia su base annua.

    «La BCE sta provando a contrastare l’inflazione e a difendere l’euro dalla svalutazione rispetto al dollaro attraverso l’aumento dei tassi di interesse. Questa politica monetaria, però, rappresenta una tassa sul macinato per famiglie e imprese. L’impennata dei tassi di interesse e l’inflazione hanno bruciato, infatti, 693 miliardi di ricchezza finanziaria delle famiglie. E lo scorso anno il potere d’acquisto delle famiglie si è ridotto di 100 miliardi di euro: almeno 3.800 euro a famiglia su base annua» ha dichiarato Maurizio Gardini commentando il focus Censis – Confcooperative “L’Italia fa i conti con i tassi d’interesse”.

    L’impatto sarebbe stato decisamente più pesante se non ci fosse stato un intervento governativo per 119 miliardi, a vario titolo, che hanno contribuito a mitigare gli effetti negativi.

    Il cambiamento nei comportamenti di spesa delle famiglie

    L’impatto combinato dell’inflazione e dei tassi di interesse si aggiunge alla riduzione della ricchezza netta delle famiglie. Secondo le analisi condotte, il saldo tra le consistenze attive e quelle passive è diminuito di quasi 700 miliardi di euro nel 2022 rispetto all’anno precedente, rappresentando una riduzione del -14,4%. Tali cambiamenti hanno comportato un significativo cambiamento nei comportamenti di spesa delle famiglie.

    Gli aumenti dei tassi di interesse sono stati in particolar modo evidenti nel settore immobiliare, con un aumento superiore ai 200 punti base nel caso di nuove operazioni per l’acquisto di abitazioni e oltre 300 punti nel caso di nuove operazioni di finanziamento per le imprese.

    In sostanza, il tasso medio sul totale dei prestiti è passato dal 2,21% di giugno 2022 al 4,25% di giugno di quest’anno, sempre a seguito dei continui rialzi dei tassi di interesse decisi dalla Bce negli ultimi 12 mesi.

    In termini reali fra il 2021 e il 2022 la diminuzione del potere d’acquisto, corretta con l’inflazione passata, è superiore ai sette punti percentuali. In termini assoluti, il reddito lordo disponibile delle famiglie si riduce di ben 100 miliardi di euro, in media almeno 3.800 euro a famiglia.

    La corsa degli interessi sul debito

    Altro fattore da prendere in considerazione è la bolletta salata sugli interessi da corrispondere sul debito balzato a 2.817 miliardi di euro (dato a maggio 2023). L’ultimo documento di Economia e Finanza (DEF 2023), prefigura nel quadro tendenziale, per il 2026, una quota di interessi passivi pari al 4,5% del Pil. Ne discende che la spesa per interessi potrebbe collocarsi intorno ai 100 miliardi di euro (40 miliardi in più rispetto al 2020)-

    «Premesse queste – dice Maurizio Gardini presidente di Confcooperative – che rappresentano un fardello pesante per le prospettive di crescita dei prossimi anni con una bolletta che salirebbe fino 100 miliardi di interessi da corrispondere sul debito entro il 2026».

    Gli effetti sul mercato immobiliare

    L’effetto negativo sulle decisioni di acquisto e investimento delle famiglie si riflette anche nel mercato immobiliare italiano. Secondo i dati diffusi dal Consiglio Nazionale del Notariato, rispetto allo scorso anno si registrerà una riduzione del 17,1% delle compravendite di case fra privati e del 2,5% delle compravendite delle seconde case fra privati.

    Nel complesso, le decisioni di acquisto sono diminuite dell’11% per i fabbricati abitativi. Tutto ciò comporterebbe un crollo del 10,1% delle richieste di mutui per l’acquisto di abitazioni e del 9,6% nel caso in cui i mutui richiesti siano compresi fra i 50.000 e i 150.000 euro.

    Difficoltà di accesso al credito per le imprese

    Le imprese stanno affrontando nuove difficoltà nell’accesso al credito, anche se in misura contenuta. A marzo di quest’anno, i prestiti alle imprese del settore manifatturiero e delle costruzioni si sono ridotti rispettivamente dell’1,5% e dell’1,3% rispetto a marzo dello scorso anno. In particolare, le piccole imprese hanno riscontrato una significativa differenza nell’accesso al credito rispetto alle imprese medio-grandi, con una riduzione del 4,4% per le prime e dello 0,6% per le seconde.



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  • “L’Italia fa i conti con i tassi d’interesse”, il focus Censis-Confcooperative

    In Italia tassi d’interesse e inflazione bruciano 693 miliardi. Una tassa sul macinato per famiglie e imprese.

    I rialzi dei tassi e l’inflazione hanno bruciato 693 miliardi di euro di ricchezza finanziaria delle famiglie italiane lo scorso anno, riducendo il loro potere d’acquisto di 100 miliardi, ovvero almeno 3.800 euro a famiglia su base annua.

    E’ quanto emerge dal nuovo Focus Censis-Confcooperative «L’Italia fa i conti con i tassi di interesse»,

    La politica monetaria della Bce, con il forte aumento del costo del denaro, ha prodotto degli effetti molto pesanti su imprese e famiglie, una tassa sul macinato. La ricchezza finanziaria del paese si è ridotta di 693 miliardi di euro e sarebbe stato decisamente più pesante se non ci fosse stato un intervento governativo per 119 miliardi a vario titolo: cuneo, accise o bonus sociali” segnala il presidente di Confcooperative, Maurizio Gardini.

    C’è un pesante riflesso sul mercato immobiliarecontinua il presidente Gardini– si sono ridotte del 17% le compravendite di immobili, il mercato è in crisi”.

    Sul capitolo mutuiha concluso Gardini– 1 famiglia su 5 non riesce a pagare le rate del mutuo e stiamo parlando di 700 mila famiglie su 3,3 milioni. Inoltre, gli effetti sulle imprese. Si sono ridotti i prestiti, meno denaro e molto più caro e ha anche aumentato il differenziale fra tra piccole medie e grandi imprese con uno spread che in alcune situazioni e in alcune zone del paese arriva fino a 4/5% in più”.


  • Al via in Irpinia la terza edizione del campo residenziale di Confcooperative Campania

    Si svolgerà dal 28 al 30 luglio 2023 il campo residenziale ed itinerante di Confcooperative Campania “Territori da rifiorire…ritornare, riabitare, rinnovare”.

    Si svolgerà dal 28 al 30 luglio 2023 il campo residenziale ed itinerante di Confcooperative Campania “Territori da rifiorire…ritornare, riabitare, rinnovare” dedicato a giovani tra i 18 e i 35 anni, tra cui in particolare Animatori di Comunità del Progetto Policoro provenienti da tutta Italia. 

    Dopo il focus degli anni passati sulla valorizzazione dei beni confiscati nel casertano e dei beni ecclesiastici nel cuore di Napoli, quest’anno ci si soffermerà sul ruolo della cooperazione nelle aree interne, in particolare in alcune aree dell’Irpinia. Il gruppo farà base a Caposele, per poi spostarsi alla scoperta di esperienze che vedono protagoniste le cooperative. Tra progetti di agricoltura sociale in carcere, progetti di animazione territoriale, gestione di oasi e luoghi suggestivi che nutrono l’anima, si verrà in contatto con l’impegno di realtà legate a doppio filo a territori che rischiano l’abbandono.

    Lo spettro dello spopolamento, le strategie di sviluppo, l’innovazione territoriale attraverso il modello cooperativo come processo di progettazione partecipata saranno i temi che verranno sviscerati, a contatto con quanti nelle aree interne operano. Proveremo a dare ai destinatari della terza edizione del campo residenziale estivo di Confcooperative Campania dei contenuti, dei punti di vista ma soprattutto delle esperienze concrete di impegno e operatività territoriale” fa sapere il presidente di Confcooperative Campania, Antonio Borea.


  • Ue: produzione manifatturiera in ripresa, +5% nel 2022

    La produzione manifatturiera dell’Unione Europea ha segnato una significativa ripresa

    La produzione manifatturiera dell’Unione Europea ha segnato una significativa ripresa dopo due anni di flessione causati dalla pandemia di Covid-19. Dopo un calo del 7% nel 2020, il settore manifatturiero ha registrato un incremento del 5% nel 2022. A renderlo noto è Eurostat, l’istituto di statistica europeo.

    “Il Covid e le relative misure di contenimento ampiamente introdotte dai Paesi membri hanno avuto un impatto significativo sulla produzione industriale nel 2020, ma il 2021 e il 2022 hanno mostrato aumenti della produzione in tutti i gruppi di attività industriali”, evidenzia l’istituto di statistica europeo. 

    In termini nominali, il valore della produzione manifatturiera venduta dell’Ue è balzato da 5.209 miliardi di euro nel 2021 a 6.179 miliardi di euro nel 2022, indicando un aumento del 19%.

    Secondo Eurostat, tutti i gruppi di attività industriali hanno mostrato un aumento della produzione, evidenziando una ripresa generalizzata del settore manifatturiero. Osservando i primi sette gruppi di attività manifatturiere, a registrare la performance più elevata della produzione venduta è stata quella di metalli di base e prodotti in metallo, passata da 788 miliardi di euro nel 2021 a 1.118 miliardi nel 2022, con un aumento percentuale a prezzi correnti del 42%. Seguono la produzione di alimenti, bevande e tabacco (da 872 miliardi di euro nel 2021 a 1.021 miliardi nel 2022, +17%) e di prodotti chimici (da 460 miliardi di euro a 547 miliardi di euro, +19%). La produzione di prodotti in gomma e plastica (da 437 miliardi di euro a 508 miliardi) è aumenta del 16% e i macchinari e le attrezzature (da 512 miliardi di euro a 562 miliardi) del 10%.

    Il settore manifatturiero rappresenta una parte significativa dell’economia europea e la sua ripresa, oltre a contribuire alla crescita economica complessiva, può stimolare investimenti e dimostrarsi un buon trampolino di lancio nella creazione di nuovi posti di lavoro.


  • Maltempo, FedAgriPesca Fvg: la crisi climatica presenta il conto agli agricoltori

    La zona del Friuli colpita dal maltempo degli ultimi due giorni è veramente vasta e abbraccia parecchi chilometri quadrati di territorio reginale.

    Il maltempo che colpisce sempre più spesso alcune regioni d’Italia è la prova tangibile dei cambiamenti climatici che stanno avvenendo nel nostro pianeta. Gli eventi metereologici estremi stanno diventando sempre più frequenti e intensi, mettendo a dura prova le attività agricole e l’intera comunità rurale.

    Negli ultimi giorni una forte ondata di maltempo ha colpito il Friuli, causando ingenti danni alle cooperative agricole della regione. Il presidente di FedAgriPesca, Veneziano Francescutti, ha dichiarato che la zona colpita è molto vasta, coprendo diversi chilometri quadrati di territorio regionale. Difficile fare una stima precisa dei danni, ma si segnala che i vigneti, il kiwi e i vivai di barbatelle sono tra le colture più colpite, con conseguenze che si ripercuoteranno sulle stagioni successive.

    Francescutti ha anche evidenziato che molte stalle sono state danneggiate e le vacche sono rimaste senza protezione. «In alcuni luoghi è venuta meno la corrente elettrica con difficoltà o impossibilità di eseguire per tempo la mungitura degli animali».

    «In positivo si può direconclude Francescutti che siamo certi che la Regione, come sempre, sarà vicina ai nostri produttori; dall’altra parte non possiamo più negare che tutti noi, collettivamente, abbiamo un ruolo nella crisi climatica e ne subiamo le conseguenze (in primis i produttori agricoli) e dobbiamo urgentemente capire il da farsi e intervenire per bloccare la spirale peggiorativa, con politiche adeguate e pure con modifiche quotidiane sui nostri stili di vita».


  • Pesca: Granchi blu invadono la laguna di Orbetello

    La laguna di Orbetello e la costa toscana sono attualmente afflitte dall’invasione dei granchi blu

    La laguna di Orbetello e la costa toscana sono attualmente afflitte da un grave problema ecologico ed economico: l’invasione dei granchi blu, una specie aliena che sta causando enormi danni all’ecosistema marino e all’attività della pasca.

    Di fronte a questa situazione catastrofica, Andrea Bartoli, vicepresidente e referente pesca Confcooperative Fedagripesca Toscana, ha lanciato un appello per dichiarare un immediato stato di emergenza.

    “Sono molto aggressivi – sottolinea Bartoli – e mangiano tutto quello che trovano. I pesci d’allevamento rischiano di essere decimati in poco tempo, ma è a forte rischio anche tutta la costa. Stanno devastando un habitat in cui non sono nati, perché non sono tipici del Mediterraneo, ma dentro al quale sono proliferati. Serve subito un tavolo tecnico con la Regione e, come conseguenza, la dichiarazione dello Stato d’emergenza da parte del Governo, così come è accaduto nell’alto Adriatico per il medesimo problema”. 

    La situazione è degenerata rapidamente, come sottolinea Pierluigi Piro, presidente della Cooperativa Orbetello pesca lagunare: “Un anno fa erano appena centinaia – osserva – mentre ora sono quintali. Attaccano i nostri pesci e le strutture per la pesca. Mangiano le orate più piccole, oltre a vongole e cozze, che sarebbero proprio gli alimenti delle orate, creando un cortocircuito alimentare. Anche la pesca delle anguille è già diminuita del 30%, perché recidono tutte le reti. Abbiamo bisogno di risposte urgenti dal Ministero dell’Agricoltura, e di sostegni economici”. 

    Le contromisure a questo problema si prospettano complicate

    Ci troviamo davanti a una specie nuovaconclude Piro – che stiamo studiando adesso. L’unico modo pare essere quello di pescarli tutti, ma poi si pone anche il problema dello smaltimento, perché hanno un mercato ancora ristretto. In vita mia non ho mai assistito ad un fenomeno del genere. Penso che siano arrivati con delle navi cargo, poi hanno trovato un clima favorevole per riprodursi. Se non reagiamo in fretta distruggeranno il nostro ambiente e la nostra economia”.

    La situazione richiede un’azione immediata da parte delle autorità competenti. L’adozione di misure di controllo e bonifica sono indispensabili per arginare il danno causato dai granchi blu e ripristinare l’equilibrio ecologico nella laguna di Orbetello e lungo la costa toscana.


  • riforma forestale

    Confcooperative Fedagripesca: “Il Cluster Legno è strategico”

    La costituzione del Cluster Legno è un tassello fondamentale per l’attuazione alla strategia forestale nazionale.

    La costituzione del Cluster Italia Foresta Legno è “un tassello fondamentale per l’attuazione alla strategia forestale nazionale: mettendo in rete diversi soggetti del mondo associativo, accademico, istituti di ricerca ed enti pubblici si potrà contribuire attivamente ad un rilancio delle filiere”.

    Lo dichiara Mario De Angelis, presidente settore foreste Fedagripesca Confcooperative, che ha partecipato alla sottoscrizione al Masaf dell’Atto costitutivo che la vede tra i soggetti costituenti.

    “Con oggi speriamo di dar avvio ad una nuova narrazione del settore forestale – prosegue De Angelis – dalle grosse potenzialità e che può contribuire attivamente al sistema produttivo italiano”.

    Tra i principali valori aggiunti del nuovo Cluster, secondo De Angelis, oltre agli obiettivi di tutela e valorizzazione del sistema forestale e di riduzione della dipendenza dall’estero, c’è anche “la creazione e il sostegno di iniziative di networking tra il mondo forestale della prima e della seconda trasformazione, oltre alla gestione concordata di politiche di filiera e di azioni di promozione e comunicazione per la valorizzazione del settore.

    Il presidente ricorda che soltanto il 15,3% delle superfici a bosco sono dotate di piani di gestione forestale, mentre più di un terzo non registra alcun intervento.

    “La cooperazione si candida in tal senso a svolgere un ruolo di primo piano – conclude il presidente – puntando soprattutto sulla valorizzazione delle filiere forestali per incoraggiare e rafforzare i legami tra imprese, istituzioni territoriali ed enti di ricerca, favorendo il trasferimento di competenze e innovazione”.


  • gardini virus

    L’interesse dell’Alleanza delle Cooperative è che il PNRR venga attuato e abbia successo, mantenga alta l’ambizione e l’obiettivo da conseguire che è quello di un cambiamento strutturale del Paese per sostenere crescita ed inclusione sociale nel lungo periodo”.

    Così il presidente Maurizio Gardini, anche a nome dei due copresidenti Simone Gamberini e Giovanni Schiavone, nel corso dell’incontro della Cabina di regia sul Pnrr nel corso della quale l’Alleanza ha avuto modo di evidenziare alcune proposte utili ad affrontare parte delle criticità e contribuire al raggiungimento dei target. 

    Le proposte dell’Alleanza per affrontare le criticità del PNRR

    “Per evitare il rischio di “nuove cattedrali nel deserto” ha ricordato Gardini riteniamo utile riorientare parte delle risorse PNRR a favore della gestione delle stesse, così da migliorare anche la capacità di spesa puntando sulla co-programmazione e co-progettazione delle principali scelte attuative, in particolare per gli investimenti a livello locale e sull’avvio di un confronto sul funzionamento, soprattutto a livello locale, dei servizi. Occorre poi che si realizzi una sinergia tra le diverse linee di finanziamento e di politiche UE, ed in particolar modo tra i Fondi per la Coesione ed il PNRR. Serve, inoltre, un sistema più efficace, tempestivo e trasparente di open data sul PNRR per aumentare anche il coinvolgimento, la partecipazione ma anche la consapevolezza, la valutazione per implementare miglioramenti in itinere”.

    La posizione dell’Alleanza sulle tempistiche e le risorse del Piano

    L’Alleanza ha ribadito di non condividere l’idea di posticipare e allungare post 2026 l’attuazione delle riforme e degli investimenti previsti, né l’idea di ridurre le risorse complessive del Piano, rinunciando a parte dell’attuazione, mentre ha confermato di condividere la possibilità che per circostanze oggettive si rimodulino internamente le scadenze intermedie senza modificare i target finali o si rifinanzino misure che hanno avuto overbooking o comunque che hanno ricevuto un alto livello di domanda e fondi insufficienti a copertura.

    L’opportunità e la sfida dell’attuazione del PNRR per l’Italia

    L’Alleanza delle Cooperative è consapevole che l’attuazione del PNRR rappresenta una opportunità irripetibile per l’Italia ma anche una sfida per “difendere” politiche comuni a livello europeo per fronteggiare crisi temporanee ed emergenze economico-sociale, attraverso meccanismi comuni di solidarietà. Tutti siamo pronti a fare la nostra parte. La realizzazione di tutti gli Investimenti del PNRR è una sfida non solo per il governo e per il sistema istituzionale territoriale (Regioni, Province, Comuni e Città Metropolitane) ma chiama in causa il protagonismo attivo delle forze economiche, delle imprese e del lavoro.

    Andare avanti con il Piano REPower EU accelerare sugli investimenti infrastrutturali volti ad accrescere l’autonomia e la sicurezza energetica del Paese e della UE anche attraverso i piani di investimento dei grandi player, ma di pari passo bisognerà investire anche sulle comunità energetiche non lucrative e sulle aree interne.

    “Siamo pronti a fare la nostra parte, in tutti i settori, le filiere ed i territori nei quali la cooperazione opera, produce innovazione, realizza investimenti, genera posti di lavoro (più equamente distribuiti anche verso giovani e donne), coerenti con le finalità di Next generation EU” – ha concluso Gardini.


  • Sostenibilità, Stronati: servono imprese più competitive e lavoratori più competenti

    Si è tenuto nella giornata di ieri il workshop “Le imprese e la transizione ambientale. L’evoluzione del diritto ambientale tra norme comunitarie e nazionali”, organizzato da Confcooperative Lavoro e Servizi.

    Si è tenuto nella giornata di ieri il workshop “Le imprese e la transizione ambientale. L’evoluzione del diritto ambientale tra norme comunitarie e nazionali”, organizzato da Confcooperative Lavoro e Servizi, a Bruxelles presso la sede del CESE – Comitato Economico e Sociale Europeo.

    Durante l’incontro Massimo Stronati, presidente di Confcooperative Lavoro e Servizi, ha ribadito: “Abbiamo bisogno di imprese più competitive e lavoratori più competenti quindi meglio retribuiti”.

    Si deve partire dal distinguere cioè che è impresa da ciò che non lo è”, ha ripreso Stronati.

    L’economia sociale non può divenire un concetto etereo attraverso cui mischiare soggetti che sono differenti. L’economia sociale deve rimanere ancorata al mercato e alla capacità di fare impresa“.

    L’articolo 3 del trattato costitutivo della UE richiama alla necessità di un economia sociale di mercato fortemente competitiva con un elevato livello di tutela. Bene tra la competitività e la tutela ci siamo noi, c’è la cooperazione. L’impresa cooperativa capace di competere sui mercati e allo stesso tempo partecipata mutuale e solidale. Per questo motivo come rappresentanti di cooperative di lavoro siamo oggi qui per mettere all’attenzione su un modello di fare impresa competitivo e solidale“.



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  • Ucraina, le proposte di Confcooperative per la ricostruzione

    L’11 luglio, al palazzo della Cooperazione a Roma, si è svolto un interessante incontro sulla ricostruzione dell’Ucraina.

    L’11 luglio, al palazzo della Cooperazione a Roma, si è svolto un interessante incontro sulla ricostruzione dell’Ucraina, organizzato dall’Ufficio Internazionalizzazione di Confcooperative per il Comitato Grandi Imprese.

    Secondo l’Ambasciatore Davide La Cecilia, Coordinatore della task force per la ricostruzione e la resilienza dell’Ucraina, le Cooperative italiane possono svolgere un ruolo importante nella ricostruzione, sia nella fase dell’emergenza, cioè quella attuale, che della fast ricovery, della ripresa immediata.

    Si tratta di ricostruire un po’ le infrastrutture civili e sociali di questo paese- ha dichiarato Davide La Cecilia– che è stato martoriato in quelli che sono ormai 500 giorni di guerra, sia poi nella fase successiva, quando verrà adottato da parte del governo di Kiev, il piano di ricostruzione. Ho sentito di contributi che vanno dalla salute, in termini di formazione e di sostegno alle infrastrutture ospedaliere, alla realizzazione di città intelligenti, alla protezione dei bambini e delle donne, al sostegno psico-sociale, alla ripresa dell’agricoltura, soprattutto del ruolo dei piccoli produttori agricoli. Tutti ambiti nei quale il governo italiano e la nostra cooperazione, la cooperazione del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, è impegnata a lavorare. Abbiamo il ministro Tagliani che ha costituito una task force per la resilienza e la ricostruzione dell’Ucraina e, questi tipi di contributi come quello che ho ricevuto dal sistema delle cooperative e da confcooperative, è assolutamente prezioso, in termini di idee, proposte e iniziative che cercheremo di mettere a frutto”.

    Una guerra- ha sottolineato La Cecilia– che resta senza senso e senza spiegazioni. L’Italia ha messo in piedi una collaborazione totale per sostenere l’Ucraina. Finora abbiamo speso 70 miliardi di euro per garantire sostegno finanziario, umanitario, sanitario e militare”.

    Il Presidente Gardini, nell’intervento di chiusura dei lavori su “Le proposte di Confcooperative per la ricostruzione e la resilienza dell’Ucraina ha dichiarato: “Ci sentiamo fortemente impegnati a sostenere lo sviluppo dell’Europa e della ricostruzione dell’Ucraina. Una ricostruzione che richiede una task force molto strutturata che non può puntare solo a ricostruire le infrastrutture. È una guerra che lascerà ferite profonde, vanno curate al pari della ricostruzione delle infrastrutture. Penso ai 4 milioni di sfollati, donne e bambini vittime di tante violenze. Le cooperative ci sono nelle loro multi settorialità, con il loro know how con la loro capacità di mettere le persone al centro”.