• Sia che si parli di crescita o sviluppo delle proprie risorse, quando questi processi li facciamo accadere in modo intenzionale e consapevole, non bastano i buoni propositi: occorre necessariamente agire alla luce di un progetto.

    Progettare significa proprio “proiettare in avanti”: vale a dire immaginare nuovi scenari di se stessi, disponendosi al cambiamento.

    Piano d’Azione IndividualeIl Piano d’Azione Individuale è strumento che si presta a tutto ciò. Serve a pianificare le azioni che come persona ho scelto di intraprendere nell’ottica di migliorare (crescere) i miei punti deboli e di sviluppare i punti di forza. Questi ultimi, considerate risorse, hanno prevalenza in ogni progettazione poiché, non mi stancherò mai di dirlo, si costruisce sul positivo. Inoltre ogni progetto assume significato se, e solo se, è scritto; “verba volant”: se le parole facilmente si dimenticano, gli scritti rimangono per sempre.

    Definiamo, innanzitutto, le aree sulle quali mettersi in gioco, ne bastano due, tre al massimo, e descriviamo per ciascuna le buone pratiche che intendiamo adottare (si tratta sostanzialmente di definire nuovi obiettivi concreti, poiché quantificabili e misurabili). E, dato che facciamo i conti anche con i nostri limiti, per ciascuna azione descriviamo sia ciò che potrebbe impedirci di rispettare gli impegni assunti, sia le risorse sulle quali contiamo per affrontare e superare ogni eventuale difficoltà precedentemente individuata. Proviamo, in questa fase, a descrivere “come” e “cosa” faremo di diverso rispetto al passato.

    Infine, è necessario stabilire pochi ma indispensabili criteri di verifica utili a stabilire se si hanno raggiunto gli obiettivi fissati.

    Due note importanti: la prima, non dimenticate mai di considerare il fattore tempo distinguendo chrònos e kairòs e ciò che è prioritario (urgente per importanza); la seconda, condividete il vostro Piano affiancandovi a un coach di provata esperienza.



  • Proporsi sul mercato del lavoro comporta più di un’azione. Prima di affrontare (prossimamente) un nuovo strumento, il bilancio delle competenze, e partendo dalla rosa delle competenze, che abbiamo imparato ad elaborare e che ci ha offerto un quadro sommario dei nostri punti di forza e dei nostri punti di debolezza, per la crescita e lo sviluppo delle stesse, si tratta ora di dargli un orientamento. Vale a dire una visione attorno alla quale sviluppare la formazione.

    La domanda di partenza è la seguente: “qual è la nostra idea di leader e di leadership?”. Proviamo ad elaborare un breve testo, non più di 200 parole, rispondendo a questa “semplice” domanda. Nello scrivere può tornarci utile rispondere anche alla domanda “cos’è che rende grande un leader?”: fare memoria di qualche figura del passato o del nostro presente, unitamente ad un personaggio appreso attraverso la lettura di un libro o la visione di un film, può tornare utile in questa fase. “Chi sono i nostri eroi? Quali caratteristiche li contraddistinguono da tutti gli altri uomini-donne?”.

    Della serie <non è vero ma ci credo> ma, ciascuno di noi, nell’agire, in modo più o meno consapevole, si rifà ad un modello appreso nel corso della propria esistenza. E di modelli ce ne sono tanti e, spesso, capita di abbracciarne più di uno. Qual è quello che più è coerente alla nostra identità? Quale quello che più di ogni altro orienta il nostro agire?

    Non deve sembrare strano ma, proprio in fase di colloquio e di selezione del personale, sono sempre più numerosi gli imprenditori attenti a questo aspetto. Talvolta anche in misura prevalente alle professionalità ricercate.  Il vostro eroe qual è? Fatemi sapere… magari torno ad orientare la mia visone.



  • L’auto elettrica torna nuovamente di moda e sembra diventi un argomento cult ogni qualvolta la benzina subisce una nuova impennata. Certo è che l’idea di usare auto totalmente elettriche o ibride, alletta la maggior parte degli italiani, che identificano in questo nuovo sistema di alimentazione un possibile metodo “salva portafoglio”.

    renault zoeLa cosa interessante è che anche le aziende cominciano a pensarla così e a dirla tutta sembra che il 27% delle imprese vedrebbe di buon occhio un massivo rinnovo del parco macchine con veicoli green.

    A diramare questo dato è il Centro studi auto aziendali, che ha condotto una ricerca ad hoc su ben 200 imprese. Certo è bene precisare che si tratta di un campione e che il sondaggio ha un carattere prettamente esplorativo, per capire quali siano le tendenze del prossimo futuro. Tuttavia l’idea che traspare è quella di un mondo business più orientato al green e con una percentuale imporntante di aziende desiderose di testare i sistemi ricaricabili. La fetta di imprese che vuole provare le auto elettriche, infatti, si attesta ben oltre la media, con una importante soglia del 55%: dato che indica quanto il settore business voglia imprimere un cambiamento nel comparto dei veicoli aziendali.

    Parlare di auto green, però, implica anche guardare realmente quale sia la tendenza degli acquisti in questa porzione del mercato automobilistico. Un dato decisamente esplicativo è quello delle auto elettriche immatricolate nello scorso anno, che si attestano appena sulle 302 unità. Davvero poche se consideriamo che sono diversi i modelli di auto elettriche proposte dalle differenti cause automobilistiche.

    Anche all’82-esimo Motor Show Internazionale di Ginevra, salone auto ginevra 2012attualmente in corso e che durerà ancora fino al prossimo 18 marzo, sono in esposizione diverse soluzioni elettriche ed ibride. Ne è un esempio la Renault Zoe, quarta auto marchiata Renault con sistema a zero emissioni e che potremmo definire come la prima coupé dal cuore completamente elettrico.

    Altre soluzioni vengono da: Mercedes, con il modello Vito E-CELL (celle a combustibile); Starck, con il modello elettrico Voilteis disegnato fa Philippe Starck; Opel, con la nuova Ampera; e Citroen, con la piccola C-Zero.

    Insomma sembra davvero che il mercato si stia cercando di aprire verso le soluzioni a zero emissioni, anche se restano diversi interrogativi a riguardo. Dai costi alle autonomie, dalle velocità di punta raggiungibili alla diffusione delle colonnine per la ricarica delle batterie.

    Secondo alcuni esperti, l’idea più accreditata è quella di un graduale passaggio al sistema elettrico, passando per quello ibrido; con una propensione maggiore verso i modelli diesel/elettrico. Non resta che vedere come evolverà il mercato e quale sarà la risposta delle aziende e dei privati a queste nuove generazioni di autoveicoli.



  • Sia che si parli di crescita o sviluppo delle proprie risorse, quando questi processi li facciamo accadere in modo intenzionale e consapevole, non bastano i buoni propositi: occorre necessariamente agire alla luce di un progetto. Progettare significa proprio “proiettare in avanti”: vale a dire immaginare nuovi scenari di se stessi, disponendosi al cambiamento.

    Piano d’Azione IndividualeIl Piano d’Azione Individuale è strumento che si presta a tutto ciò. Serve a pianificare le azioni che come persona ho scelto di intraprendere nell’ottica di migliorare (crescere) i miei punti deboli e di sviluppare i punti di forza. Questi ultimi, considerate risorse, hanno prevalenza in ogni progettazione poiché, non mi stancherò mai di dirlo, si costruisce sul positivo. Inoltre ogni progetto assume significato se, e solo se, è scritto; “verba volant”: se le parole facilmente si dimenticano, gli scritti rimangono per sempre.

    Definiamo, innanzitutto, le aree sulle quali mettersi in gioco, ne bastano due, tre al massimo, e descriviamo per ciascuna le buone pratiche che intendiamo adottare (si tratta sostanzialmente di definire nuovi obiettivi concreti, poiché quantificabili e misurabili). E, dato che facciamo i conti anche con i nostri limiti, per ciascuna azione descriviamo sia ciò che potrebbe impedirci di rispettare gli impegni assunti, sia le risorse sulle quali contiamo per affrontare e superare ogni eventuale difficoltà precedentemente individuata. Proviamo, in questa fase, a descrivere “come” e “cosa” faremo di diverso rispetto al passato.

    Infine, è necessario stabilire pochi ma indispensabili criteri di verifica utili a poter stabilire di aver raggiunto gli obiettivi fissati. Due note importanti: la prima, non dimenticate mai di considerare il fattore tempo distinguendo chrònos e kairòs e ciò che è prioritario (urgente per importanza); la seconda, condividete il vostro Piano affiancandovi a un coach di provata esperienza.



  • Dopo tanto parlare e non poche polemiche, sembra essere arrivata al traguardo la riforma del mondo del lavoro. A confermarlo sono le parole del leader della Uil Angeletti, che sottolinea come si sia ormai vicini ad un accordo accettabile, tra Governo e parti sociali. I sindacati contano di firmare l’accordo in maniera unitaria, infatti, anche Bonanni segretario della CISL ha escluso che con il Ministro Elsa Fornero si possa arrivare alla firma di una riforma che escluda la CGIL della Camusso.

    Questo dovrebbe tranquillizzare molti, viste le garanzie e i paletti chiesti dalla CGIL e dalla FIOM, primo fra tutti il mantenimento dell’articolo 18, su cui tanto si è discusso; che limita la possibilità di licenziare delle aziende, tutelando i lavoratori. Articolo che tanto vorrebbe eliminare il CEO della FIAT Sergio Marchionne, e su cui anche la Marcegaglia ha fatto più di una pressione. Forse pensando di poter così portare in dote per le prossime elezioni di Confindustria l’abbattimento di un totem, visto come fumo negli occhi da gran parte degli imprenditori di casa nostra.

    A chiedere di stringere i tempi per una delle riforme chiave di cui si deve occupare il governo dei tecnici, è proprio il Presidente del Consiglio dei ministri. Per Mario Monti, infatti, la riforma dovrebbe essere approvata entro il 23 marzo, così da poter poi avviare il dovuto iter parlamentare che la renda “legge”.

    Intenzione della Ministro Fornero è, con questa riforma, riuscire ad abbattere la disoccupazione “reale” al 4-5% e diminuire drasticamente il numero di contratti atipici, che rendono soprattutto i giovani italiani dei lavoratori precari. La lotta al precariato sembra proprio essere una delle priorità del Governo, così come dei sindacati. Vedremo se questa riforma alla fine conterrà davvero misure in grado di dare a noi tutti un futuro migliore, che preveda magari anche una pensione (non virtuale).



  • Verso dove vado e, soprattutto, come ci vado? Un antico proverbio orientale recita così: “nessuno riesce a colpire un bersaglio che non vede”. E’ ciò che accade a quanti, nell’affanno della ricerca di un posto di lavoro, inviano, trasmettono, spediscono, passano “brevi mano” (talvolta accompagnati da una buona parola!), curriculum vitae ad un numero pressoché infinito di aziende, nella speranza che sortiscano qualche effetto.

    Il curriculum, nel migliore dei casi preceduto anche da una lettera di presentazione, è da sempre considerato il veicolo migliore per farsi “pubblicità”. Nulla da eccepire, ma è altrettanto vero che, e qui assume significato il proverbio citato, senza un’idea precisa dell’attività lavorativa più congeniale alle proprie capacità e la mancata applicazione delle strategie più idonee per colpire quel determinato bersaglio, il tutto diventa vano.

    È in questo contesto che si inserisce una intenzionale attività di self marketing, vale a dire: l’insieme delle azioni volte a rendere maggiormente appetibile, accettato e desiderato dal mercato, il prodotto “persona-risorsa umana”.

    Così, come accade per ogni bene di consumo sottoposto alle rigide regole del marketing, per essere reso desiderabile dai potenziali consumatori, anche noi stessi possiamo agire sulla domanda e l’offerta occupazionale. Come? Attraverso mirate azioni di self marketing che al pari di ogni prodotto, ci fanno sottostare alla semplice regola: “convinco, vendo”, se “mi lascio convincere, acquisto”.

    Per passare dalla teoria all’azione, è bene capire che il miglioramento costante e pianificato di noi stessi costituisce la strategia più virtuosa per un’azione efficace di self marketing, che ci porti a raggiungere l’obiettivo lavoro. Costante vuol dire senza interruzioni, continuativa nel tempo (e ciò anche quando un posto di lavoro lo si è trovato); pianificato vuol dire agire alla luce di un progetto. Il tutto, possibilmente, partecipando a più incontri formativi magari affiancandosi, anche, dell’esperienza di un coach nelle vesti di sostenitore motivazionale e tutor. Prova ad iniziare tracciando la tua rosa delle competenze: disegna un cerchio e in esso altri tre cerchi concentrici, dal centro verso l’esterno del foglio. Se il centro è 100 gli altri cerchi esprimono un valore decrescente: 75, 50, 25.

    Ora dividi il cerchio in tanti spicchi ciascuna delle quali esprime una competenza che faccia riferimento a caratteristiche personali e professionali: più ne inserisci più, a lavoro finito, sarà chiara la tua rosa delle competenze. E’ il momento di annerire ciascun spicchio/competenza: partendo dal centro estendi il colore verso l’esterno autovalutandoti per ciascuna. A lavoro concluso sai quali sono le aree sulle quali lavorare per potenziare le competenze e quelle, invece, sulle quali crescere. Se ti va, mettimi a conoscenza dei risultati raggiunti.