Categoria: Comunicazione & Marketing


  • Sabato 15 aprile, a Rovereto, presso l’Aula 11 di Palazzo Piomarta, si terrà “Parole che fanno la differenza”, un laboratorio sulla comunicazione gentile e inclusiva promosso dall’Associazione Donne in Cooperazione.

    Durante l’incontro, che rientra all’interno dell’evento Educa – Festival dell’Educazione, verrà presentato anche lo “Sblocco note”, un elaborato sul tema della comunicazione inclusiva nato sotto l’impulso della Commissione Dirigenti Cooperatrici di Confcooperative Nazionale.

    Gentili ed inclusivi per una società migliore

    Una comunicazione efficace, gentile, inclusiva, rispettosa delle differenze e delle unicità di ogni persona dovrebbe essere alla base di una società democratica e inclusiva. “Parole che fanno la differenza” nasce proprio con l’obiettivo di fornire ai partecipanti gli strumenti e le tecniche per migliorare la propria comunicazione e promuovere la gentilezza e l’inclusione nella società.

    Il laboratorio, riservato agli adulti, sarà tenuto da professionisti esperti nel campo della comunicazione e del Terzo settore e fornirà ai partecipanti un’esperienza pratica e interattiva. Durante l’incontro, infatti, si terranno dei veri e propri lavori di gruppo per sviluppare abilità di comunicazione adeguate, al fine di padroneggiare le diverse possibilità che la lingua offre per nominare le differenze e accoglierle.

    All’iniziativa parteciperanno anche la vice-presidente di Confcooperative Calabria, Iolanda Cerrone, Desirée Degiovanni e Nadia Martinelli. Potete seguire l’evento sulla pagina Facebook dell’Associazione Donne in Cooperazione.


  • e-commerce-italia

    L’e-commerce italiano cresce ad un ritmo più sostenuto nel Mezzogiorno. Secondo i dati elaborati da InfoCamere-Unioncamere sui dati del Registro Imprese delle Camere di Commercio, sono le regioni del Sud quelle che dal 2011 ad oggi hanno rafforzato maggiormente la presenza di imprese specializzate in commercio elettronico. 

    Al primo posto troviamo l’Abruzzo, che ha visto un aumento delle aziende dell’e-commerce pari al 187,8%, seguita dalla Campania con +142,5%, la Puglia con 137,9%, la Calabria con 117,6% e la Sicilia con più 106,8%.
    e-commerce-italiaIl Sud domina anche la classifica delle imprese a conduzione prevalente giovanile (under 35) grazie a Basilicata, Campania, Sicilia e Calabria.
    Il numero di imprese under 35 che vende online in Basilicata è aumentato del 52.3% contro il +27% di media nazionale.
    Nonostante i numeri incoraggianti degli ultimi anni, però, l’Italia deve ancora recuperare parecchie posizioni a livello europeo, specie nei confronti di paesi come la Gran Bretagna, la Francia e la Germania che sono i leader incontrasti del mondo del commercio elettronico europeo (l’81.5% delle vendite elettroniche in Europa arriva da questi paesi).

    In Italia, nel 2015, 18,8 milioni di italiani hanno acquistato almeno un prodotto online; sono invece 9.000 le aziende che effettuano vendite al dettaglio online. Nulla a che vedere con il resto d’Europa.
    In Italia, infatti, il 34% dei cittadini acquista online contro la media europea del 43%. Stesso discorso per quanto riguarda il numero di imprese specializzate nel commercio elettronico.
    Secondo Infocamere, in Italia ci sono 15.855 aziende dell’e-commerce contro le 200mila francesi e le 800mila europee. La differenza, dunque, è abissale e non è casuale, dal momento che il 92% delle PMI intervistate nell’ambito di un’indagine condotta da TNS dichiara di non avere mai preso in considerazione l’idea di approdare su una piattaforma di e-commerce.
    Sarà necessario, dunque, un cambiamento culturale per riuscire a stare al passo con i competitors europei. 


  • Google Plus Logo

    Lo scorso 30 Agosto Danielle Buckley, il project manager di Google, ha annunciato alcune importanti novità riguardanti Google+. 

    In questi anni si sono sprecati i commenti negativi sulsocial di Mountain View soprattutto per la scarsa possibilità di interazione. Fin dall’inizio gli esperti del Google Plus Logosettore si sono dimostrati scettici circa il possibile successo di Google nel campo dei social media. Uno scetticismo che è stato confermato alla prova dei fatti.
    Inizialmente era possibile creare un profilo Google+ solo su invito, una scelta paradossale nell’era della comunicazione digitale che difatti è stata subito rinnegata eliminando questo vincolo all’entrata.
    In questi anni Google+ è stato sempre un passo indietro rispetto ai competitors ed il riferimento non è solo a Facebook ma anche a Twitter, Instagram e LinkedIn.

    Grazie alla crescita dei dispositivi Android, però, Google+ è riuscito a trovare un posto, seppur ancora di secondo piano, nel mondo social. Nel novembre 2015 ha presentato un nuovo layout per la versione web, un cambiamento che ha contribuito all’aumento degli utenti.
    Restano, però, alcune modifiche da apportare per arricchirlo delle stesse funzionalità di Facebook e Twitter. Con colpevole ritardo, ad esempio, è stata annunciata due giorni fa la possibilità di inserire immagini e link nei commenti ai post, consentendo così una maggiore interazione.
    Viene inserito anche il cosiddetto “Approve Button” all’interno delle “Community“, i gruppi per gli utenti di Google+. I moderatori e gli admin dei gruppi potranno così controllare i post che vengono pubblicati e decidere se approvarli o meno.
    C’è poi un ultima novità, forse quella più interessante per le aziende. Google+ diventerà parte integrante di Google for Work per consentire una migliore comunicazione all’interno dell’azienda sul modello di Slack. Google fa sapere che si cercherà di rendere disponibile Google for Work per un numero maggiore di organizzazioni.



  • Sono 14.927 le imprese italiane che operano nel settore dell’e-commerce. Secondo i dati elaborati da Infocamere ed Unioncamere, dal 2009 al 2015, è aumentato di 8.994 unità il numero di aziende che effettuano commercio al dettaglio online, con una variazione positiva del 151,59% rispetto all’inizio della serie storica. 

    Sembra, dunque, che le imprese nostrane stiano iniziando a comprendere la rilevanza dell’e-commerce in un mercato sempre più globalizzato e e-commerce-italiadigitalizzato. Secondo un’indagine recente condotta da TNS e commissionata da eBay, il 92% delle PMI intervistate dichiara di non aver mai preso in considerazione di utilizzare l’e-commerce.
    Bisognerà, dunque, diffondere con maggiore insistenza la cultura del digitale nelle piccole realtà imprenditoriali. Il bacino di utenza, del resto, è enorme, dal momento che ben 18,8 milioni di italiani hanno acquistato un prodotto online nel 2015.

    Il trend delle imprese italiane che operano nel settore e-commerce fa comunque ben sperare in ottica futura. In media, ogni anno, il numero di aziende operanti nel campo del commercio online cresce del 25%, con un ritmo molto più sostenuto rispetto al commercio offline.
    A mostrare la crescita più evidente sono gli imprenditori abruzzesi (+260% dal 2009 al 2014), seguiti da quelli pugliesi (+218%) e da quelli campani (+202%). In termini assoluti, invece, a guidare la graduatoria ci sono, invece, Lombardia (1.694 imprese in più nei sei anni), Campania (+1.069) e Lazio (+983).
    La Lombardia è anche la prima regione per numero di aziende attive nel settore dell’e-commerce con 2.787 attività imprenditoriali, seguita da Lazio (1.744) e Campania (1.598). Le prime cinque città sono, invece, Roma (1.384 imprese), Milano (1.260), Napoli (897), Torino (665) e Salerno (366).

    ecommerce infografica



  • Gli inglesi la chiamano accountability, ed è un valore incommensurabile per un’impresa di qualsiasi genere, ancora di più per un’impresa cooperativa che ha come missione anche una ricaduta sociale concreta. Noi spesso trasformiamo l’accountability in credibilità o affidabilità, ma in realtà questa parola racchiude molti aspetti di questi due termini e tanto altro ancora. Oggi analizzeremo, come la credibilità di un’impresa, di una persona, e di qualsiasi soggetto pubblico o privato, può avere diversi aspetti e può essere trasmessa sotto diverse forme.

    Schermata 2016-05-26 alle 12.31.32La credibilità di una cooperativa può essere suddivisa in quattro grandi categorie:

    • Credibilità presunta – assunzioni generali (ad esempio, un marchio che vediamo in TV o di cui vediamo la pubblicità sui giornali, ha più valore rispetto ad un marchio meno conosciuto e pubblicizzato)
    • Credibilità “ereditata” – qualcuno ha parlato bene o male di te (ad esempio un amico racconta di aver ricevuto un buon servizio, oppure, di aver vissuto un’esperienza pessima col servizio clienti di un soggetto X)
    • Credibilità a prima vista – è tutto dettato dal primo impatto (ad esempio, il sito sembra di qualità o meno, nel caso di un negozio o un ufficio molto può dipendere dalla persona che accoglie i clienti al frontoffice)
    • Credibilità guadagnata/diretta – esperienza personale (ad esempio, poter contattare una persona cordiale e rispettosa, leggere un testo ben scritto, evitando gli errori di battitura o i periodi troppo lunghi)

    Ovviamente, la credibilità più forte e resistente a critiche e tempo è quella diretta, quindi, quella che bisogna perseguire con maggiore impegno e dedizione; ma anche le altre hanno un impatto, perché molto spesso non possiamo parlare direttamente con tutti i nostri utenti/clienti. Per questo, fare un minimo di buona comunicazione, trattare bene le persone e invitarle a parlare di noi altrettanto bene, avere dei materiali (sito web, brochure, insegne) e dei luoghi di lavoro belli da vedere, e che mettano a proprio agio gli utenti, che vengono a trovarci, sono tutte azioni da perpetrare quotidianamente con dedizione e col sorriso.


  • e-commerce italia

    Nel 2016 il valore dell’e-commerce in Italia dovrebbe arrivare a quota 19,3 miliardi di euro, in aumento del 17% rispetto al 2015.

    A riportarlo è uno studio dell’Osservatorio eCommerce B2c Netcomm del Politecnico di Milano nel corso della XI edizione del Netcomm eCommerce Forum.
    C’è un dato fondamentale da premettere per comprendere il mercato italiano del commercio elettronico.
    Allo stato attuale l’e-commerce ha un livello di penetrazione maggiore nei cittadini rispetto alle imprese, con queste ultime che sono ancora reclutanti nel cimentarsi nell’impresa digitale.
    Secondo un’indagine condotta da TNS e commissionata da eBay, infatti, il 92% delle PMI intervistate dichiara di non aver mai preso in considerazione di utilizzare l’e-commerce nonostante più della metà (52%) dichiari di avere un sito internet.
    Le motivazioni stanno nella presunta complessità nell’aprire una piattaforma di commercio elettronico e nella convinzione che l’e-commerce non porti ad aumento del fatturato.

    Accade così che solamente 40mila imprese italiane vendono online, a fronte delle oltre 200.000 aziende francesi presenti sulla rete e delle 800.000 in tutta Europa.
    Investire nel mondo digitale è in realtà una scelta doverosa, oltre che proficua, soprattutto nel medio-lungo periodo. Basta osservare i dati sui consumatori per capire il perché.
    Sono 18,8 milioni gli italiani che acquistano online su 30 milioni di potenziali acquirenti che frequentano regolarmente Internet. C’è, dunque, un grado di penetrazione del 61% che è di gran lunga maggiore rispetto a quello delle aziende nostrane.
    C’è, inoltre, un altro aspetto trascurato dai più. Il digitale non influenza solamente le vendite online, ma anche quelle offline. Secondo McKinsey & Company il 68% degli acquisti offline è influenzato da un’esperienza in rete.
    In un post precedente vi abbiamo parlato della pratica dello showrooming, che vede i consumatori effettuare delle ricerche su Internet prima di decidere se effettuare o meno l’acquisto in un negozio “fisico”.

    Per quanto riguarda, invece, i settori di riferimento, gli italiani si affidano all’online soprattutto per acquistare dei servizi. Da questo punto di vista il comparto trainante è quello del Turismo con un valore degli acquisti di 8.525 milioni di euro, che contribuiscono per il 44% del mercato eCommerce B2c italiano, ed una crescita dell’11% rispetto all’anno precedente.
    A spingere il settore è soprattutto l’acquisto di biglietti per i trasporti, soprattutto ferroviari, e la prenotazione di alloggi.
    Nei comparti relativi alla vendita di prodotti, al primo posto c’è l’Informatica ed elettronica, che, con 2.789 milioni, vale il 14% del mercato; al secondo abbliamo l’Abbigliamento, con 1.835 milioni di euro ed il 9% del mercato; segue l’Editoria (4% del mercato, pari a 691 milioni di euro).
    Il comparto più in crescita è proprio quello dei prodotti, con gli acquisti di smartphone e tv e di capi d’abbigliamento sempre più proiettati nella dimensione digitale.
    Aumentano del 51% anche gli acquisti da smartphone che rappresentano allo stato attuale il 15% del mercato del commercio online.


  • facebook logo

    Nel primo trimestre del 2016 Facebook ha fatto registrare risultati da record. 
    L’utile netto nell’ultimo anno è quasi triplicato, passando da 512 milioni a 1,51 miliardi. 

    Il fatturato è cresciuto del 52%, raggiungendo quota 5,38 miliardi di dollari contro i 5,26 miliardi previsti dagli analisti di Wall Street. La raccolta pubblicitaria ha facebook logorappresentato, come prevedibile, quasi l’intero ammontare dei ricavi (5,2 miliardi).
    La principale ragione del successo di Facebook è da ricondurre, però, alle inserzioni da mobile. L’82% dei ricavi da pubblicità viene, infatti, dalle ads mobile, con un aumento del 73% rispetto ad un anno fa.
    Gli analisti hanno calcolato che a breve Facebook dovrebbe arrivare a possedere il 12% della pubblicità digitale globale.

    Anche il numero di utenti è cresciuto oltre le più rosee aspettative: sono 1,65 miliardi gli utenti Facebook (1,51 da mobile) contro gli 1,63 previsti alla vigilia e con una variazione positiva del 15%.
    Sono numeri di assoluto rilievo, anche e soprattutto se parametrati ai risultati raggiunti dalle più grandi compagnie tech. Nel primo trimestre del 2016, infatti, Google, Microsoft, Twitter e Apple hanno segnato il passo.
    L’azienda da Cupertino, ad esempio, ha fatto fatto registrare il primo calo dei ricavi dal 2003 (da 58 miliardi di dollari a 50,5).

    Facebook, al contrario, continua la sua crescita che sembra destinata a non interrompersi a breve. Come dichiarato di Mark Zuckerberg, il colosso della tecnologia ha reso più accessibili le inserzioni anche alle piccole e medie imprese.
    Oggi Facebook è una realtà molto vicina alle esigenze di marketing delle aziende, implementando, tra le altre cose, delle ads ottimizzate in maniera efficace per i dispositivi mobili.
    Gli utenti trascorrono ormai tantissimo tempo collegati su Facebook, Messenger ed Instagram dal proprio smartphone. Ecco perché creare delle inserzioni orientate verso questo tipo di navigazione ha rappresentato e rappresenterà una strategia vincente per la compagnia americana.


  • audiweb-dati

    La crisi dei quotidiani cartacei è l’ovvia conseguenza dell’espansione del web e delle potenzialità dei news aggregator. 

    Internet ha ampliato in maniera esponenziale la quantità delle fonti di informazione (spesso a discapito della qualità), togliendo di fatto il monopolio audiweb-datidell’informazione ad alcune testate storiche.
    Gli ultimi dati pubblicati da Audiweb mostrano come le difficoltà dei grandi publisher siano sempre più accentuate. Le elaborazioni prendono in considerazione il mese di febbraio 2016 e permettono di effettuare un confronto su base annua, dal quale emerge in tutta la sua intensità il crollo del numero di visitatori, di pagine viste e di tempo medio trascorso sul sito dagli utenti delle testate online più conosciute, con un’importante eccezione.

    Tra i primi dieci siti di informazione italiani, quello che fa registrare il crollo più fragoroso è Il Messaggero che rispetto a febbraio 2015 perde addirittura 41 punti percentuali in termini di visitatori unici. Sette testate su dieci, in particolare, mostrano una flessione su base annua.
    Il Corriere della Sera, ad esempio, fa registrare una variazione negativa del 18,2%, la Gazzetta dello Sport perde 17 punti percentuali, l’Ansa il 22,4%, Blogo il 30%, TgCom24 il 28,4%.
    Bene, invece, Repubblica che mostra un numero di utenti unici simile a quello dell’anno precedente e Citinews che guadagna il 3,2%.
    Stupisce, invece, in positivo il rendimento de La Stampa, vero e proprio leader in Italia in materia di news online.
    Il quotidiano torinese, infatti, aumenta il numero di visitatori unici del 29,4%; exploit de La Stampa anche in termini di pagine viste dove presenta una variazione positiva su base annua del 39,9%.
    Tutte le altre nove principali testate online presentano un crollo sotto questo aspetto. Il Corriere della Sera, ad esempio, perde il 39,5% e la Gazzetta il 33,7%; Repubblica, invece, limita le perdite al 5,3%.


  • apple italia

    Avete aggiornato il vostro sistema operativo per iPhone ed iPad? Vi sarete certamente accorti che iOS 9.3 presenta alcune criticità, soprattutto nel momento in cui volete navigare su Safari. 

    Molti lo hanno già soprannominato come il #LinkGate, con tanto di tendenza su Twitter che può vantare già migliaia di interazioni quotidiane. Il problema riguarda principalmente il “touch” del nuovo sistema, che sembra non rispondere ai comandi dell’utente.
    Dopo l’installazione di iOS 9.3, infatti, il più delle volte risulta impossibile aprire i collegamenti su Safari o altri browser, che finiscono dopo qualche secondo per apple italia“crashare”. Il bug, oltre a Safari, riguarda anche Google Chrome, Mail e altre app rilasciate da Apple; uno dei pochi browser che sembra funzionare è, invece, Mozilla Firefox.
    Nelle ultime ore migliaia di utenti hanno letteralmente invaso l’account twitter Apple Support con lamentele sul funzionamento del nuovo sistema operativo.
    Come comunicato da Apple, l’azienda di Cupertino è a lavoro attraverso i propri programmatori per ovviare a questo problema nel minor tempo possibile. A breve dovrebbe arrivare il rilascio di un nuovo aggiornamento.

    Non un bel momento per Apple che proprio in questi giorni ha dovuto fronteggiare un’altra questione spinosa, legata alla strage di San Bernardino.
    L’azienda americana si è, infatti, rifiutata di sbloccare lo smartphone usato da Syed Farook, uno dei killer delle 19 persone rimaste uccise lo scorso 2 dicembre 2015. Nonostante le richieste dell’Fbi, Apple non ha voluto concedere l’accesso ai dati dell’iPhone di Farook per motivi di privacy, minacciando di agire per via legali.
    Proprio oggi, però, l’Fbi ha fatto sapere di avere trovato un’altra via per sbloccare il cellulare del killer, facendo così un passo in avanti nelle indagini ed aprendo, invece, un fronte legale destinato a durare per molto tempo.


  • canvas facebook

    Facebook ha annunciato la nascita di Canvas, uno strumento che consente la creazione di pubblicità per smartphone e dispositivi mobili.

    La peculiarità del nuovo tool, già sperimentato da alcune grande aziende, è la possibilità di personalizzare le proprie inserzioni attraverso video, immagini canvas facebookstatiche, testi e call-to-action, caricabili quasi istantaneamente sul mobile.
    Ne deriva una comunicazione più immediata e certamente più efficace.
    Gli utenti trascorrono sempre più tempo collegati in rete sui propri dispositivi mobili. Ecco perché gli inserzionisti sentono l’esigenza di veicolare i propri racconti di brand in maniera più efficiente anche sul mobile.
    Canvas rappresenta la risposta ad un modo di intendere la rete in costante mutamento. Gli utenti potranno, infatti, visualizzare delle pubblicità a schermo interno, ingrandendo determinati dettagli e soprattutto caricando video e foto dieci volte più velocemente rispetto alle normale inserzioni pubblicitarie.

    La sperimentazione effettuata da Coca Cola, ad esempio, per il lancio di una serie speciale di bottiglie in alluminio ha portato a 16 milioni di persone raggiunte ed una durata media di visualizzazioni di 18 secondi.
    Creare un Canvas, dunque, permette di raggiungere una quantità di utenti superiore e di farlo attraverso inserzioni personalizzate.
    È evidente come Facebook si stia sempre più orientando verso il mobile. Nelle settimane scorse ha annunciato l’implementazione di Instant Articles, uno strumento che consentirà di leggere un articolo pubblicato da una testata online o da un blog direttamente su Facebook, senza che ci siano perdite in termini di traffico e di guadagni attraverso le inserzioni.
    Con Canvas ed Instant Articles, Facebook si avvicina alle esigenze delle aziende, inaugurando un’epoca di sperimentazione e collaborazione con i principali brand, destinata a rivoluzionare il mondo del marketing e della comunicazione.


  • linkedin competenze

    Quali sono le competenze più ricercate nel 2016, quelle che ti aiuteranno a trovare lavoro?
    LinkedIn ha stilato una classifica delle 25 migliori skills.

    Non stupisce di trovare per lo più competenze e conoscenze che hanno a che fare con il mondo del digitale.
    A sorprendere, invece, è il fatto che al primo posto ci sia un ambito non presente ai primi 25 posti l’anno precedente.
    linkedin competenzeSi tratta del “Cloud e Distributed Computing“. Nel 2015 è cresciuto in maniera esponenziale il numero di aziende che richiedono figure esperte in materia di archiviazione ed elaborazione dati on demand. La possibilità, infatti, di condividere informazioni tra diversi dispositivi su Internet, senza la necessità di ricorrere a supporti esterni, ha stravolto l’ecosistema di numerose aziende, spingendole ad assumere figure professionali con conoscenze in questo settore.
    Perde, invece, il primato la “Statistical Analysis and Data Mining“, ovvero tutto ciò che riguarda la comprensione e l’utilizzo dei big data, uno strumento sempre più utilizzato in diversi settori della vita economica, dalla logistica all’agricoltura, passando per la comunicazione politica e lo sport.

    Al terzo posto troviamo il “Marketing Campaign Management“, capace di scalare ben nove posizioni.
    Stabili ai vertici della classifica il “SEO-SEM Marketing” ed il “Mobile Development”, rispettivamente al quarto e al sesto posto.
    La competenza che perde il maggior numero di posizioni è la “Business Intelligence”, intesa come quell’insieme di attività volte a valutare la competitività di un’azienda. Probabilmente il declino di questo ambito è dovuto all’ascesa dei big data in quanto questi ultimi consentono un’analisi più approfondita del mercato di riferimento.
    Agli ultimi due posti della classifica troviamo invece “Economics” e “Corporate Law“, due discipline tradizionali, considerate a lungo fondamentali per la conoscenza di ogni realtà aziendale, ma soppiantate dalle competenze di tipo tecnologico e digitale.

    Per conoscere nel dettaglio la classifica realizzata da LinkedIn potete consultare le slides proposte dal social network di Mountain View.



  • Una delle principali cause del fallimento di un’azienda, soprattutto se quest’ultima è una startup, è l’assenza di una reale domanda di mercato.
    Molte imprese nascono senza considerare in maniera approfondita i bisogni dei consumatori e finiscono col creare un prodotto o un servizio che non soddisfa un bisogno effettivo.

    È la storia di tante aziende innovative che investono anche ingenti risorse nella realizzazione di un progetto e lo vedono fallire dopo pochi anni.
    Il mercato da questo punto di vista non offre alcuna possibilità alternativa.
    ricerca-di-mercato-2Prima di intraprendere un’attività imprenditoriale è necessaria un’operazione preliminare: effettuare una buona ricerca di mercato.
    Provare a vendere un prodotto o un servizio in un mercato poco sviluppato o addirittura assente è un’azione eccessivamente rischiosa. I costi sono quasi sempre maggiori delle opportunità.
    Diventa, al contrario, indispensabile individuare un mercato che sia particolarmente proficuo e già testato ed indirizzare la propria attività verso di esso.
    Certamente non mancherà la competizione, ma sarà qui che si misurerà il grado di innovazione dell’imprenditore.
    Per comprendere quali strategie adottare per rendere la propria idea più appetibile occorre realizzare una mappatura completa dei competitors.
    Le operazioni da compiere sono:

    • comprendere quanti sono gli altri attori nel mercato scelto;
    • scoprire in linea di massima i dati delle loro vendite;
    • intercettare i potenziali clienti;
    • decidere qual è il budget.

    Si tratta di operazioni quasi scontate, ma senza dubbio essenziali per non farsi trovare impreparati quando si entra in un mercato nuovo. In questo modo sarà possibile valutare le potenzialità di successo della tua idea e capire come adattarla per renderla più attraente e rispondente alle esigenze dei potenziali consumatori.
    Le ricerche di mercato sono diventate un elemento imprescindibile in qualsiasi ambito competitivo e non ci riferiamo solo al mercato in senso stretto.
    Per vincere una competizione elettorale è fondamentale, ad esempio, l’utilizzo dei sondaggi e le analisi di mercato che consentono al candidato in questione di comprendere qual è il sentore degli elettori e quali sono le issues mobilitanti.
    Ogni mercato, dunque, è composto da una domanda e da un’offerta: analizzare in maniera accurata entrambe le componenti è il punto di partenza di ogni strategia di successo.