Categoria: Politica


  • Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha voluto ricordare tre uomini dello Stato che sono scomparsi per combattere la mafia e l’illegalità.

    mattarella expo 2Oggi ricorre, infatti, il trentacinquesimo anniversario dalla morte del procuratore Gaetano Costa, ucciso in un attentato mafioso. Sempre il 6 agosto, ma di trent’anni fa, perdevano la vita allo stesso modo anche il vicequestore Antonino Cassarà e l’agente di Polizia Roberto Antiochia.
    Il Capo dello Stato ha parlato di loro come dei “servitori dello Stato che, consapevoli dell’altissimo rischio cui si esponevano, hanno tuttavia compiuto fino in fondo il loro dovere portando avanti un’intensa azione investigativa contro le cosche”.
    Sono tanti gli uomini e le donne che hanno fatto dell’anti-mafia una parte essenziale della loro attività pubblica, diventando un vero e proprio esempio per chi ogni giorno subisce soprusi ed appropriazioni di stampo mafioso.
    Anche Cooperative Italia si unisce alla commemorazione del presidente della Repubblica, condividendo in toto l’invito che Mattarella ha voluto comunicare ai cittadini italiani: «Nell’agire quotidiano ciascuno deve saper rinnovare la propria ferma adesione ai principi di giustizia e di legalità, quale condizione essenziale per garantire la vita della nostra comunità e costruire un avvenire di libertà e di progresso».
    Il mondo delle cooperative può e deve essere un esempio di legalità, promuovendo il lavoro libero ed equo e rifiutando qualsiasi tipo di logica affarista. Proprio il carattere peculiare dello spirito cooperativistico, in quanto sintesi tra proprietà e lavoro, è la forza delle coop italiane chiamate a dare un segnale di civiltà e di reazione contro tutte le mafie.



  • Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha parlato in occasione della Cerimonia del Ventaglio. Il Capo dello Stato si è soffermato, in particolare, sulla situazione politica ed economica del Paese, commentando anche i recenti dati sul mercato del lavoro e sul Sud Italia.

    mattarella«Non possiamo abbandonare un’intera generazione ed il Sud» ha ammonito Mattarella. Il rapporto Svimez sul Mezzogiorno ha evidenziato una situazione di povertà crescente, con una famiglia su tre che rischia di versare in condizioni di indigenza assoluta.
    Povertà, disoccupazione, crollo demografico, sono tutte questioni gravi che vanno affrontate interpretando al meglio i piccoli segnali di miglioramento che il 2015 lascia intravedere.
    I dati di Infocamere, ad esempio, che parlano di 13mila imprese in più nel Mezzogiorno nel secondo trimestre del 2015, informazioni che vanno lette attentamente ed accompagnate da misure che favoriscano lo sviluppo del tessuto imprenditoriale meridionale: «Ci sono segnali di ripresa ma occorre svilupparli e incoraggiarli e farne un uso il più accorto possibile» ha ribadito il Presidente della Repubblica.

    Per aiutare il Sud Italia sarà necessario continuare sulla strada delle riforme, afferma il Capo dello Stato. In primis bisognerà portare avanti le riforme istituzionali cercando di incentivare la partecipazione e l’efficienza del processo decisionale.
    Mattarella ha ribadito l’importanza del suo ruolo in quanto arbitro imparziale e garante della Costituzione, perché il Presidente della Repubblica “non è un uomo solo al comando” ma l’espressione dell’equilibrio dei poteri dello Stato.
    Non manca, infine, un riferimento alla corruzione e alla mafia, due fenomeni sociali che arrecano danni all’immagine e all’economia del Paese. La lotta contro l’illegalità deve essere una “priorità assoluta ed impegno di civiltà” per le istituzioni e l’intera società.



  • La Camera dei Deputati ha approvato un emendamento al Ddl Pubblica Amministrazione, presentato dal deputato Pd Marco Meloni, che prevede l’eliminazione del voto minimo di laurea per poter partecipare ad un concorso pubblico.

    FormazioneSi tratta di una novità importante che amplierà ulteriormente la platea dei partecipanti a delle selezioni pubbliche che sono già adesso affollatissime.
    Questo provvedimento non è accompagnato da un aumento dei posti nella Pubblica Amministrazione. Al contrario, la riforma della Pubblica Amministrazione prevede un corposo taglio agli enti pubblici, rendendo ancora più difficile il turnover generazionale.
    Tra le misure approvate dal Parlamento c’è infatti il dimezzamento delle Prefetture: gli enti periferici verranno accorpati agli Uffici territoriali dello Stato, un ufficio che farà da raccordo tra Stato e periferia.
    L’intento del provvedimento è snellire la burocrazia, velocizzando soprattutto le pratiche per i permessi da accordare alle nascenti attività imprenditoriali e commerciali.

    Bisogna chiedersi, però, se lo snellimento possa essere ottenuto attraverso la spending review. Per rendere l’apparato burocratico più efficiente bisognerebbe intervenire sulle procedure e sulle competenze, piuttosto che sul numero degli enti.
    Il taglio di molte prefetture e l’eliminazione di alcune partecipate (altra misura presente nel Ddl) sono sicuramente interventi necessari, ma che difficilmente renderanno la P.A. più efficiente.
    Tra le altre novità della riforma della Pubblica Amministrazione c’è anche lo stop ai dirigenti condannati per danno erariale: spetterà al Governo stabilire i casi in cui la condanna della Corte dei Conti, anche se non definitiva, porterà alla revoca dell’incarico.
    Una delle misure maggiormente positive è, invece, la nascita della cosiddetta “carta della cittadinanza digitale”, all’interno della quale verranno stabiliti i servizi digitali minimi che una P.A. deve possedere.
    Spetterà ad un dirigente portare avanti la digitalizzazione in ogni singola pubblica amministrazione.



  • I 28 Stati membri dell’Unione Europea hanno approvato il prestito ponte da 7 miliardi di euro, finanziato attraverso l’Esm (Meccanismo europeo per la stabilità finanziaria), per consentire alla Grecia di saldare il proprio debito con la Bce.
    Il paese ellenico deve corrispondere alla banca centrale europea 3,5 miliardi per evitare il default.

    A questa cifra si aggiunge anche la decisione di aumentare la liquidità di emergenza per le banche greche per l’ammontare di 900 tsiprasmilioni di euro. Evidentemente l’accordo trovato nella giornata di lunedì e le riforme approvate questa notte dal Parlamento greco hanno cambiato notevolmente lo scenario.
    Le finanze elleniche potranno avere qualche giorno di respiro, nella speranza che il terzo piano di aiuti internazionali ed i provvedimenti assunti dall’esecutivo (innalzamento dell’IVA, riforma pensioni, liberalizzazioni) possano dare una sforbiciata netta al debito greco.

    Se da una parte l’accordo di questi giorni sembra aver salvato, almeno momentaneamente, la Grecia, dall’altra parte c’è la possibilità che possa essere letale per Tsipras.
    All’interno di Syriza, infatti, il fronte di opposizione sta crescendo ora dopo ora. Nelle votazioni di ieri il Primo Ministro greco ha avuto bisogno dei voti dell’opposizione, registrando ben 38 dissidenti, tra i quali l’ex ministro delle Finanze Yanis Varoufakis, il ministro dell’Energia Panagiotis Lafazanis e il vice ministro del Lavoro Dimitris Stratoulis.
    In questi giorni Tsipras sarà costretto ad effettuare un rimpasto della compagine governativa, ma non è detto che basti.
    L’accordo accettato dal Primo ministro greco oltre a non essere andato giù a molti esponenti di Syriza, ha visto anche parecchi pareri contrari nell’opinione pubblica.
    Per questo motivo sono sempre più probabili nuove elezioni che potrebbero svolgersi già a settembre, con i dissidenti pronti addirittura ad uscire dal partito e a formare un fronte autonomo.



  • Rosario Crocetta si è autosospeso dalla carica di governatore della regione Sicilia.
    La decisione è stata presa in questi minuti in seguito all’intercettazione riportata dal quotidiano L’Espresso, nella quale il medico personale di Crocetta, Matteo Tutino, dice allo stesso presidente siciliano che Lucia Borsellino, figlia del giudice assassinato «va fatta fuori, come suo padre». 

    Parole gravi così come è altrettanto grave il silenzio di Crocetta, che si è limitato a stare in silenzio di fronte alle affermazioni infamanti di Tutino. Il medico, primario dell’ospedale Villa Sofia, è stato arrestato qualche giorno fa per truffa, falso e peculato.
    crocetta dimissioniSubito dopo l’uscita dell’intercettazione Rosario Crocetta si è difeso, dichiarando di non aver mai ascoltato al telefono quelle parole, forse perché disturbato da una zona d’ombra durante la chiamata.
    L’eco mediatico della notizia e le richieste di dimissioni da parte di molti esponenti del Partito Democratico, hanno portato, però, il governatore Crocetta a presentare le sue dimissioni.
    Questa mattina il premier Matteo Renzi ha chiamato Lucia Borsellino, esprimendo tutta la sua solidarietà. La diretta interessata ha dichiarato di sentirsi offesa e di provare vergogna per i protagonisti dell’accaduto.
    All’epoca della telefonata Lucia Borsellino ricopriva la carica di assessore alla Salute, incarico dal quale si è dimessa in seguito all’arresto di Tutino.



  • Il Global Peace Index è un indice elaborato dall’Institute for Economy & Peace che misura il livello di pace presente in 162 paesi.

    Prende in considerazione 23 diversi indicatori di tipo quantitativo che qualitativo, raggruppati in tre tematiche principali: il grado di sicurezza e protezione della società di riferimento, il numero di conflitti domestici ed internazionali portati avanti da quel dato paese ed il suo livello di militarizzazione.
    global peace index

    L’arco di tempo preso in considerazione va dal 2008 al 2015. In base alle elaborazioni dell’istituto emerge come il livello di pace sia rimasto stabile rispetto all’anno scorso, ma sia diminuito nel confronto con il 2008.
    In particolare sono peggiorati i dati sul numero dei rifugiati, quelli sul numero di morti in seguito a conflitti interni e sull’impatto del terrorismo.
    L’indicatore più preoccupante è proprio quest’ultimo, se è vero che nell’ultimo anno sono morte oltre 20.000 persone in seguito ad attacchi terroristici contro la media di 2.000 l’anno di dieci anni fa.
    Sono migliorati, invece, i dati sulle persone scomparse a causa di guerre internazionali, passati dai 1982 del 2008 ai 410 del 2014.

    Ma quali sono gli Stati più pacifici e quelli invece maggiormente soggetti a violenza e guerre? Secondo il Global Peace Index l’area geografica più tranquilla è l’Europa con ben 15 paesi nei primi 20 posti della graduatoria.
    Ai primi tre troviamo Islanda, Danimarca e Austria. Questa posizione non indica solo l’assenza di conflitti, ma anche la promozione di politiche di ascolto e di concessione verso chi ha delle rimostranze nei confronti del Governo.
    Le aree geografiche con il più alto tasso di violenza e guerra sono quelle del Nord Africa e del Medio Oriente. All’ultimo posto c’è la Siria, seguita dall’Iraq e dall’Afghanistan.
    La Libia e l’Ucraina sono i paesi che hanno fatto registrare il più grande deterioramento del livello di pace nell’ultimo anno.
    Un altro aspetto interessante della ricerca riguarda l’impatto economico della guerra su scala mondiale. In base ai dati dell’Institute for Economic & Peace il costo dei conflitti a livello internazionale corrisponde al 13,4% del prodotto interno lordo mondiale, ovvero la somma della ricchezza di Canada, Francia, Germania, Spagna e Gran Bretagna.

     

     



  • I risultati dei ballottaggi delle elezioni amministrative rappresentano un campanello d’allarme per il Partito Democratico e per il governo Renzi.
    Il Pd perde, infatti, due città importanti, due roccaforti storiche del centrosinistra come Venezia ed Arezzo.
    Nel capoluogo veneto ha vinto Luigi Brugnaro, candidato del centrodestra, con il 53,21% dei voti.
    Sconfitto l’ex magistrato Felice Casson, esponente della minoranza del Pd.
    Stessa sorte per il Partito Democratico ad Arezzo, la città del Ministro per le riforme istituzionali ed i rapporti con il Parlamento, Maria Elena Boschi. Nel comune toscano vince il centrodestra con Alessandro Ghinelli che sconfigge con il 50,83% dei voti il renziano Matteo Bracciali.
    Le due sconfitte del Partito Democratico a Venezia ad Arezzo hanno un valore simbolico molto importante considerata la storica presenza della sinistra in queste due realtà cittadine (Venezia è stata amministrata da sindaci di sinistra per oltre vent’anni) e per la parziale delusione elettorale arrivata con le amministrative di due settimane, per via delle debacle subite in Veneto e Liguria.

    renziRecuperano posizioni, invece, il centrodestra ed il Movimento 5 Stelle. Ad Enna, unico capoluogo di provincia siciliano al voto, trionfa Maurizio Dipietro, candidato sostenuto da liste civiche del centrodestra.
    In Sicilia dimostra ancora una volta il suo radicamento il Movimento 5 Stelle. Pesa in negativo per il Pd la vittoria del candidato grillino, Domenico Messinese, a Gela, la città del governatore della Sicilia Rosario Crocetta.
    Messinese trionfa con il 65% dei voti, sconfiggendo il sindaco uscente ed esponente del Partito Democratico, Angelo Fasulo.
    Il Movimento 5 Stelle si aggiudica anche la città di Augusta, con la candidata Cettina Di Pietro che ottiene addirittura il 70% dei voti.



  • Il termine “spending review” è certamente uno dei più utilizzati nel lessico politico degli ultimi anni.
    L’imponente macchina statale non riesce più a reggere i propri costi: il debito pubblico è diventato insostenibile, ragion per cui le istituzioni europee hanno imposto ai singoli stati di rivedere le proprie spese, tagliando i fondi alla burocrazia.
    Anche l’Italia è impegnata in questa operazione di revisione della spesa pubblica, iniziata in maniera sistematica dal governo Monti, proseguita con quello Letta e persistente con l’esecutivo guidato da Matteo Renzi.
    Il commissario alla spending review, Carlo Cottarelli, ha lavorato alacremente in questi mesi, cercando di individuare margini di manovra per poter risanare le casse dello Stato.
    Cinque mesi fa sono arrivate le sue dimissioni e a distanza di mesi sono state pubblicate le 19 relazioni del gruppo di lavoro, che mettono in luce i possibili provvedimenti da prendere per effettuare un’efficiente spending review.

    Sono tantissimi gli spunti di riflessioni ed i temi affrontati. Tra i più discussi vi è certamente quello dei costi della politica e della razionalizzazione degli enti locali, con particolare riferimento ai Comuni.
    La proposta del commissario Cottarelli è quella di accorpare tutti i comuni inferiori a dieci mila abitanti, oltre ad una riduzione del 20% del numero di assessori e consiglieri, un taglio ai loro emolumenti e l’eliminazione del Tfr per i sindaci.
    Questa serie di provvedimenti comporterebbe un risparmio di 255 milioni di euro l’anno.
    Lo stesso discorso interessa le Regioni; per quanto riguarda il finanziamento pubblico ai partiti c’è una vera e propria stoccata da parte del gruppo di lavoro nei confronti del Governo.
    Secondo Cottarelli ed il suo gruppo di lavoro, il rifiuto dell’esecutivo di approvare alcuni degli emendamenti presentati, tra i quali l’abolizione delle scuole di partito, ha impedito allo Stato di recuperare ulteriore 65 mln di euro nei prossimi tre anni.

    spese condominialiLa questione dei costi della politica è stata sicuramente centrale nel dibattito pubblico degli ultimi anni, diventando una vera e propria issue in grado di mobilitare i cittadini e spostare voti da un partito all’altro.
    Ci sono, però, altre tematiche ugualmente importanti che andavano affrontate in maniera più attenta; ci sarà, comunque, tempo e modo per discuterne, a partire da domani quando comincerà il processo di approvazione della riforma della pubblica amministrazione.
    Proprio la P.A. è al centro dei dossier del gruppo di studio sulla spending review.  Oltre ad una razionalizzazione di enti e agenzie, il gruppo di lavoro propone l’eliminazione della fasce per i dirigenti ed un’incentivazione della mobilità obbligatoria e volontaria, adottando il criterio dei fabbisogni standard all’interno di ogni pubblica amministrazione.
    Viene inoltre sponsorizzato l’utilizzo di strumenti telematici per l’acquisto di beni e servizi da parte della P.A, che porterebbero ad un risparmio stimato dai 94 ai 313 milioni di euro.
    Non per ultimo Cottarelli propone una riforma del sistema degli appalti pubblici e delle partecipate, indicando come possibile criterio operativo il divieto per lo Stato di partecipare a quelle società la cui quota pubblica è inferiore al 10-20%.



  • La Camera dei Deputati ha approvato nella serata di ieri il nuovo provvedimento sulla responsabilità civile dei magistrati.
    Si tratta di una misura politica destinata a far discutere, ma resasi necessaria dopo che nel 2011 la Corte di Giustizia europea ha condannato il nostro paese per violazione degli obblighi di adeguamento del diritto interno alle norme comunitarie.
    L’Italia ha dovuto così riformare un sistema in vigore da più di 27 anni.

    lagiustiziaèamministratanelnomedelpopolo1La nuova legge cambia in maniera decisiva la disciplina di questa fattispecie delicata.
    La magistratura sarà sottoposta ad un tipo di responsabilità civile indiretta. I cittadini potranno rivalersi sui giudici solamente per il tramite dello Stato: dovranno cioè presentare un’istanza di risarcimento danni per dopo o colpa grave del magistrato davanti al presidente del Consiglio; sarà quest’ultimo, una volta liquidato il risarcimento, a doversi rivalere sul giudice colpevole.
    Cambia anche la somma da pagare che avrà un ammontare massimo della metà dello stipendio annuo del magistrato, mentre la legge precedente poneva il tetto limite ad un terzo del compenso.

    In generale cosa altro cambia rispetto alla precedente normativa?
    L’aspetto che viene maggiormente contestato dal Csm è l’eliminazione del filtro di ammissibilità del ricorso.
    Fino alla modifica di questi giorni, il tribunale distrettuale doveva promuovere una deliberazione preliminare di ammissibilità del ricorso. Questo tipo di filtro ha portato a soli 7 ricorsi vinti dai cittadini su oltre 400 dichiarati ammessi.
    Il timore del Csm è che si possano moltiplicare le richieste di risarcimento danni, limitando così l’autonomia degli organi giurisdizionali. Sul punto il ministro della Giustizia Orlando si è dichiarato disposto al dialogo e a modificare alcune questioni problematiche.

    Le novità, però, non si fermano all’eliminazione del filtro del tribunale distrettuale. Ci sono anche sostanziali allargamenti dal campo di applicazione.
    Innanzitutto viene ridefinito il concetto di colpa grave del magistrato che riguarderà anche i casi di travisamento del fatto e delle prove.
    In generale la colpa grave interessa tutte le violazioni palesi della legge italiana ed europea, le dichiarazioni di esistenza di un fatto palesemente rinnegati dagli atti processuali o l’emissione di provvedimenti di custodia cautelare personale o reale fuori dai casi previsti dalla legge o semplicemente immotivati.
    Con la la nuova legge, dunque, il cittadino potrà chiedere il risarcimento danni anche se non è stato oggetto di provvedimenti restrittivi della propria libertà personale.
    L’ultimo cambiamento sostanziale riguarda, invece, i termini entro i quali si può presentare il ricorso, che passano da 24 a 36 mesi.

     



  • Lo avevamo anticipato nei giorni scorsi, oggi ne abbiamo avuto la conferma: i Gruppi parlamentari hanno approvato alcuni emendamenti al Decreto Milleproroghe che cambieranno nuovamente il quadro fiscale delle partite Iva.
    Più che di un cambiamento, però, si tratta di un ritorno al passato.
    Non ci sarà, infatti, l’aumento della contribuzione fiscale e previdenziale previsto all’interno della Legge di Stabilità.
    Le proteste delle associazioni di categoria hanno avuto gli esiti sperati.

    22102014L’emendamento Saltamartini, approvato dai gruppi parlamentari, ha bloccato l’aumento delle aliquote contributive per gli aderenti alle gestione separata Inps: l’esecutivo ha trovato una copertura di 120 mln che consentirà di fermare l’aliquota al 27,72%.
    Il Governo Monti aveva previsto una crescita graduale degli oneri contributivi per le partite Iva che li avrebbe portati a pagare il 33% nel 2018. La Legge di Stabilità approvata a dicembre ha confermato la nuova disciplina, salvo poi essere nuovamente rivista in questi giorni.

    Lo stesso discorso è valido per il regime dei minimi. Il decreto Milleproroghe modifica nuovamente il forfettario e lascia ai professionisti la possibilità di scegliere tra il vecchio ed il nuovo regime.
    Coloro che hanno aperto una partita Iva da meno di cinque anni o che hanno meno di 35 anni di età, potranno usufruire della tassazione agevolata.
    Con vecchia normativa il forfettario era del 5% per tutti i professionisti con un guadagno annuo inferiore ai 30.000 euro. La Legge di Stabilità ha, invece, innalzato l’aliquota al 15% e abbassato il reddito a 15.000 euro per i giovani professionisti.
    Un aumento di questo rilievo avrebbe certamente portato molti freelance a chiudere la propria partita Iva ,dando così un colpo mortale ad una categoria in forte espansione negli ultimi anni.
    Almeno per il 2015, però, la stangata è scongiurata, in attesa di un cambiamento più profondo dell’intero quadro normativo e fiscale sulle partite Iva.
    Adesso il ddl dovrà essere approvato in Parlamento, dove è attesa una forte battaglia tra le forze di Governo e quelle di opposizione, dunque non sono esclusi ulteriori compromessi e modifiche della disciplina giuridica.



  • Non era facile uscire dalle prime 50 posizioni del Word Press Freedom Index, la classifica che certifica il livello di libertà di stampa presente nei singoli paesi.
    Ebbene sì, l’Italia c’è riuscita perdendo ben 24 posizioni ed attestandosi al 73° posto, dietro al Senegal e alla Moldavia.
    Lo studio realizzato da Reporters without borders prende in considerazioni sette variabili: livello di abusi, pluralismo, quadro giuridico, indipendenza dei media, trasparenza, autocensura ed infrastrutture.

    Jobs act via i Co.co.pro e modifiche alle Partite IvaSecondo la graduatoria proposta, alla fine del 2014 ai primissimi posti si collocano i paesi scandinavi.
    L’Europa del Nord si conferma una macro-area all’avanguardia, non solo sul piano dell’innovazione tecnologica, ma anche su quello dei diritti. Ai primi cinque posti troviamo infatti la Finlandia, la Norvegia, la Danimarca, l’Olanda e la Svezia.
    Poco più indietro la Germania (12°), mentre Spagna, Gran Bretagna e Francia si collocano rispettivamente al 33°, 34° e 38° posto.

    E l’Italia? Il nostro paese viene retrocesso pesantemente. Passa dalla 49° posizione del 2013 al 73° attuale.
    Secondo Reporters without borders, i giornalisti italiani sarebbero stati vittima di innumerevoli attacchi mafiosi.
    Nei primi dieci mesi del 2014 ci sono stati ben 43 casi di aggressione fisica e 7 casi di attacchi incendiari a case e auto. Numeri preoccupanti, ai quali va aggiunta la crescita delle cause “ingiustificate” per diffamazione, la maggior parte delle quali portate avanti da politici.
    Si è passati dagli 84 procedimenti per diffamazione del 2013 ai 129 nei soli primi dieci mesi del 2014.
    Segno di una categoria, quella dei giornalisti, che fatica a mantenere la propria indipendenza di fronte all’influenza della classe politica.
    In generale, secondo questo reportage, la libertà di stampa segna il passo nella maggior parte dei paesi analizzati.
    L’influenza della politica e di gruppi terroristici di stampo islamico ha assestato dei colpi pesanti all’intera categoria giornalistica. L’attacco a Charlie Hebdo, in tutta la sua gravità, esemplifica alla perfezione il momento storico che sta vivendo lo stato di diritto e tutte le sue diramazioni.



  • Un nome condiviso e condivisibile. Difficile porre qualche appunto alla candidatura di Sergio Mattarella come Presidente della Repubblica.
    Persino Forza Italia sembra non discutere il candidato in sè, ma il metodo scelto dal premier Matteo Renzi.
    Perchè Mattarella è un uomo delle istituzioni, che per l’Italia ha fatto tanto. Rigorosamente in silenzio, perchè un singolo fatto conta più di mille chiacchiere.
    Vale per la legge elettorale che proprio da lui prende il nome (“Mattarellum”, per l’appunto), o per l’abolizione del servizio di leva obbligatorio. Tutti provvedimenti ascrivibili a lui, senza dover per forza ricordare il suo volto o le sue parole.

    mattarellaDicevamo dei fatti, ma anche i valori sono al centro della sua attività pubblica. La lotta contro la mafia prima di ogni altra cosa, una mafia che lo ha ferito, ma rafforzato.
    Il 6 gennaio 1980 segnerà per sempre la sua vita: il fratello Piersanti viene ucciso dalla criminalità organizzata, morirà tra le braccia di Sergio prima di arrivare in ospedale.
    Questo tragico evento gli farà comprendere che è arrivato il momento di entrare sulla scena pubblica e cambiare dall’interno quelle istituzioni che lui ha sempre rispettato e veicolato.
    La vera passione di Mattarella è, infatti, il diritto costituzionale, vocazione che lo porterà nel 2011 a diventare giudice della Corte Costituzionale.
    Le istituzioni e la Costituzione, dunque, come stelle polari della sua attività politica, tanto da porle al di sopra di qualsiasi incarico ufficiale. Ne abbiamo la prova nel 1990, quando decide di dimettersi da Ministro dell’Istruzione in seguito all’approvazione della Legge Mammì.
    Un provvedimento rimasto alla storia come un “regalo” a Berlusconi e alle sue televisioni private e che di fatto gli spianerà la strada verso Palazzo Chigi.

    Un carattere schivo ed un modus operandi rigoroso. L’identikit perfetto dell’uomo che ama il diritto e che nasce per esaltarne il suo valore più genuino.
    La sua anima cattolica contraddistinguerà tutta la sua carriera politica. Esponente della Dc prima e poi del Partito Popolare, diviene in seguito uno dei fondatori dell’Ulivo.
    Parlamentare dal 1983 al 2008, ricopre più volte la carica di Ministro: dalla Difesa all’Istruzione fino ad arrivare ai Rapporti con il Parlamento.
    Mattarella ha sempre interpretato il proprio ruolo con grande dignità e valore. L’unico aspetto negativo della sua candidatura riguarderebbe il suo scarso profilo internazionale. Non è un Prodi o un D’Alema, dicono in molti.
    Difficile dar loro torto. Senza dubbio, però, Mattarella porterebbe quell’equilibrio e quell’amore verso le istituzioni di cui l’Italia ha bisogno in questo momento.